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To: Consiglio federale

Campi d'internamento: Rinegoziare l'accordo di libero scambio con la Cina! #NoComplicity

La petizione è stata presentata il 7.9.2020. Continuiamo a lottare per i diritti umani nel Turkestan orientale!

Deutsche Version 🇩🇪: https://act.campax.org/p/uiguren
Version française 🇫🇷: https://act.campax.org/p/ouighoures

Tra circa uno e tre milioni di uiguri sono tenuti/e in campi forzati in Cina. Secondo recenti rivelazioni e ricerche, circa 80’000 di loro sarebbero stati/e deportati/e dai campi direttamente in altre parti della Cina, dove lavorano in fabbriche per fornitori di marchi internazionali.

L'attuale accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Cina offre una protezione troppo scarsa contro i prodotti provenienti dal lavoro forzato che raggiungono anche il nostro Pese e ricevono addirittura concessioni doganali.

Chiediamo pertanto al Consiglio federale di rinegoziare un nuovo accordo di libero scambio con la Cina e assicurarsi che
- il rispetto dei diritti umani, del lavoro e delle minoranze siano esplicitamente garantiti;
- siano incluse clausole vincolanti in materia di diritti umani per garantire che nessun prodotto derivante dal lavoro forzato o associato ad altre gravi violazioni dei diritti umani entri nel mercato svizzero;
- le controversie in materia di lavoro e di occupazione siano sottoposte ad un procedimento e che siano stabiliti solidi meccanismi di revisione. Questi sono completamente assenti dall'attuale accordo.

Why is this important?

Diverse ricerche hanno portato alla luce la crudele realtà dei campi forzati cinesi:
- I China Cables hanno dimostrato l'esistenza di campi di prigionia forzato nel Turkestan orientale (Xinjang in Cina), in cui da uno a tre milioni di uiguri sono detenuti contro la loro volontà.
- Secondo il China Files, nello Xinjiang sono attualmente attive 68 società europee - tra cui anche aziende svizzere.
- Secondo un rapporto dell'Australian Strategic Policy Institute (Aspi), tra il 2017 e il 2019, più di 80’000 membri della comunità uigura sono stati portati dai campi di prigionia forzato in altre parti della Cina, dove devono lavorare sotto stretta sorveglianza per i fornitori di aziende internazionali.
- Secondo Aspi, queste fabbriche appartengono alle catene di fornitura di almeno 83 noti marchi internazionali e cinesi come Samsung, Sony, Microsoft, Nokia, Adidas, H&M, Lacoste e Volkswagen.

L'attuale trattato di libero scambio con la Cina contiene troppo pochi accordi efficaci per impedire che i prodotti provenienti dal lavoro forzato o da altre gravi violazioni dei diritti umani entrino nel mercato svizzero e siano premiati con concessioni doganali. Per questo motivo esortiamo il Consiglio federale a rinegoziare l'accordo di libero scambio con la Cina.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.gfbv.ch/fr/chine-droits-humains (solo in francese).

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Updates

2020-11-13 10:40:46 +0100

Il Consiglio federale ha risposto alla nostra petizione. Rifiuta la nostra richiesta e desidera concentrarsi esclusivamente sul dialogo con la Cina. Tuttavia, gli ultimi anni hanno chiaramente dimostrato che il dialogo da solo non basta. Continueremo quindi la nostra campagna. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito https://campax.org/antwort-des-bundesrates-auf-unsere-petition-nocomplicity-zu-den-chinesischen-zwangslager/.

2020-11-13 10:40:06 +0100

Il 7 settembre abbiamo presentato la nostra petizione al Consiglio federale con oltre 23'000 firme. Ulteriori informazioni e immagini sotto https://campax.org/it/consegnata-la-petizione-nocomplicity-sui-campi-dinternamento-uiguri/.

2020-08-27 13:03:39 +0200

500 signatures reached

2020-04-02 19:29:18 +0200

100 signatures reached

2020-04-02 17:22:48 +0200

50 signatures reached

2020-04-02 16:39:43 +0200

25 signatures reached

2020-04-02 16:22:29 +0200

10 signatures reached