Diverse ricerche hanno portato alla luce la crudele realtà dei campi forzati cinesi:
- I China Cables hanno dimostrato l'esistenza di campi di prigionia forzato nel Turkestan orientale (Xinjang in Cina), in cui da uno a tre milioni di uiguri sono detenuti contro la loro volontà.
- Secondo il China Files, nello Xinjiang sono attualmente attive 68 società europee - tra cui anche aziende svizzere.
- Secondo un rapporto dell'Australian Strategic Policy Institute (Aspi), tra il 2017 e il 2019, più di 80’000 membri della comunità uigura sono stati portati dai campi di prigionia forzato in altre parti della Cina, dove devono lavorare sotto stretta sorveglianza per i fornitori di aziende internazionali.
- Secondo Aspi, queste fabbriche appartengono alle catene di fornitura di almeno 83 noti marchi internazionali e cinesi come Samsung, Sony, Microsoft, Nokia, Adidas, H&M, Lacoste e Volkswagen.
L'attuale trattato di libero scambio con la Cina contiene troppo pochi accordi efficaci per impedire che i prodotti provenienti dal lavoro forzato o da altre gravi violazioni dei diritti umani entrino nel mercato svizzero e siano premiati con concessioni doganali. Per questo motivo esortiamo il Consiglio federale a rinegoziare l'accordo di libero scambio con la Cina.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito
www.gfbv.ch/fr/chine-droits-humains (solo in francese).