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An: Il Comune di Gordola

Salviamo Casa Azul

Situata all’imbocco di Via Sant’Antonio, Casa Azul costituisce un edificio molto particolare che racconta la storia di Gordola di fine Ottocento. È importante che venga fatto tutto il possibile per impedire che essa venga abbattuta per fare posto a uno o più edifici che, oltre a cancellare una memoria importante, stravolgerebbero la configurazione di un luogo di particolare pregio. Le attività proposte in questi anni dall’Associazione Verzasca Foto dimostrano che Casa Azul può rivivere. Per questi motivi i firmatari della presente petizione chiedono al Municipio di Gordola di intraprendere tutti i passi necessari affinché essa venga conservata e possa diventare un luogo di aggregazione culturale.

Warum ist das wichtig?

 Le nostre motivazioni
Nell’ultimo decennio vi sono stati alcuni tentativi volti ad ottenere un permesso di costruzione sul fondo ove sorge Casa Azul, sempre con l’obiettivo di abbattere quest’ultima per fare posto a una nuova palazzina. Fortunatamente, finora non è stato concessa nessuna autorizzazione. Vi sono due buone ragioni per impedire che gli intendimenti degli attuali proprietari vadano in porto. Il primo riguarda l’oggetto in sé, ossia l’edificio esistente; il secondo la configurazione urbanistica del luogo.
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Per quanto concerne il primo punto, va in primo luogo osservato che Casa Azul costituisce un edificio unico nella sostanza edificata di Gordola. Realizzato verso la fine dell’Ottocento, essa si presenta come una costruzione per certi aspetti bizzarra che risente dei trascorsi coloniali dei committenti di allora. Non siamo in presenza di un manufatto antico, nondimeno costituisce un oggetto della memoria, più precisamente un oggetto che segna l’inizio del processo di modernizzazione di quello che fino ai primi decenni del Novecento era stato un villaggio rurale a impianto urbano sostanzialmente medievale. Chi ha avuto occasione di vedere dall’interno la casa ha avuto modo di osservare la presenza di spazi e funzioni (un atrio, una cucina, un salone, un bagno, uno studio e varie camere da letto) che segnano il nuovo modo di costruire e abitare tipico della nascente borghesia locale, un modo che, segnatamente a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, e divenuto lo standard per tutti o quasi. L’edificio suscita nel visitatore la sensazione di un passato prossimo remoto, ossia di un passato nello stesso tempo vicino e lontano: vicino a noi perché materializza come detto un modo di vivere e abitare molto simile a nostro; lontano perché risale a quasi un secolo e mezzo da noi e perché segna una prima rottura con le condizioni di vita che per secoli avevano caratterizzato l’esistenza di comunità come la nostra. 
Nel nostro cantone è in corso da diversi anni il dibattito sull’importanza o l’opportunità di salvaguardare non solo gli edifici storici, ma anche quelli (case e ville borghesi) non propriamente antichi, risalenti a un’epoca a noi relativamente vicina. Purtroppo, in molte località interi quartieri ove un tempo sorgevano edifici di tal fatta sono stati abbattuti per fare posto a nuove palazzine, centri commerciali, stabili amministrativi, banche, ecc. Con la giustificazione secondo cui non si può salvare tutto, si è spesso dato la stura a quella che non pochi giudicano come una banalizzazione in grande stile del territorio e degli spazi urbani.
Le attività proposte negli ultimi due o tre anni dall’Associazione Foto Festival dimostrano che un nuovo uso è possibile, che si può ridare senso a spazi della memoria da tempo abbandonati, che anche in località suburbane come Gordola è possibile organizzare eventi culturali e di intrattenimento a beneficio di un pubblico variegato. 
Da rimarcare è pure la circostanza che la casa e le attività proposte già costituiscono e in futuro potrebbero farlo in modo ancor più marcato un’antenna “al piano” del Foto Festival che annualmente si svolge in Val Verzasca e che per l’arte della fotografia negli anni è divenuto un punto di riferimento non solo in Svizzera bensì anche a livello internazionale.

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In ordine al secondo punto, ossia alla configurazione del luogo, è senz’altro importante osservare che quella di Sant’Antonio è una via, anzi, un viale assai particolare nell’assetto urbanistico del nostro comune. Secondo una pendenza significativa, esso si diparte dalla strada cantonale e punta diritto verso il sagrato della Chiesa parrocchiale che sovrasta l’abitato. In quanto tale ancora oggi suscita l’idea di un collegamento fra la vita di ogni giorno e il luogo della vita spirituale della comunità, per dirla in termini antropologici, fra il profano e il sacro. Gli elementi che materializzano questo collegamento o rapporto sono, in alto, la chiesa, il campanile e il sagrato, mentre in basso, nel punto da cui il viale inizia, da un lato Casa Borradori, dall’altro Casa Azul. Ove uno dei questi due elementi dovesse essere abbattuto, la specificità o se si vuole la “poesia” del luogo verrebbe sicuramente meno. Per queste ragioni è fondamentale che, segnatamente in sede di revisione del Piano regolatore comunale, il comparto venga considerato e valutato attentamente, che si faccia tutto il possibile per evitare che un luogo oggi significativo perda ampiamente se non definitivamente il suo significato. A tale scopo, la definizione di una zona di pianificazione particolareggiata potrebbe essere lo strumento adeguato.

Wie die Unterschriften übergeben werden

Consegneremo in forma cartacea la petizione al Comune di Gordola.

Via Sant'Antonio 2, 6596 Gordola, Svizzera

Maps © Stamen; Data © OSM and contributors, ODbL

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2024-09-07 17:44:09 +0200

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2024-09-03 15:27:52 +0200

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